Benvenuti, Amicony!
Louchobi Books è un blog che parla di libri, fumetti, curiosità, novità, di tutto quello che vive attorno al mondo di inchiostro o di eInk. Un tavolo attorno cui si siedono gli amici per parlare delle loro letture e scambiarsi idee, consigli, scoperte, opinioni. Buona vita, Amicony e non smettete mai di sognare!
Ciao a tutti Amicony e bonritrovati su queste pagine digitali, parliamo oggi di Binti di Nnedi Okorafor per noi in Italia grazie ai ragazzi di Oscarvault!
Oggi finalmente torniamo nel pieno cuore della mia comfort zone, la mia adoratissima fantascienza. Anche
se l'entusiasmo iniziale è stato un po' smorzato in corso di lettura,
poi vi spiegherò il motivo, questo è un testo che senz'altro fa ed ha
fatto parlare di se. Ringrazio
i ragazzi della Oscarvault per avermene fornito una copia cosi da
potervela presentare prima di Natale, cosi sopratutto da rinfoltire la
lista dei regali di quest'anno!
Di cosa parla Binti
Binti è una storia che pretende molto dal lettore. Va letta e interpretata, contestualizzata e valutata con attenzione. L'introduzione ci racconta di una autrice attenta a quello che è il mondo della discriminazione, razziale o di genere, vuole combattere contro il luogo comune e la considerazione della persona ottusa senza mai condannarla ma quasi abbracciandone la posizione e comprendendola, per guidarla verso un'ottica comprensiva e illuminata. Non posso negare che centri l'obiettivo, che riesca pienamente nel suo intento e che si faccia comprendere su tutti i livelli. In fondo, quasi tutto il testo non fa che ripetere in modo quasi incessante (e a volte un po' insistente...) il concetto di base del punto di vista della protagonista, discriminata per mille motivi e da tutti quelli che la circondano, che quasi si culla nel disprezzo di tutti per crearsi un'identità più forte e completa. Il testo si compone di tre racconti lunghi e uno breve che, insieme, formano la storia di Binti, una ragazza sedicenne membro della tribù africana Himba, in un remotissimo ma mai definito futuro, che sgattaiola via da casa sua per imbarcarsi per Oomza Uni, una scuola superiore avanzata che occupa l'intero omonimo pianeta. I membri della tribù Himba sono tecnologicamente avanzati (in teoria, non è ben chiaro) ma socialmente isolati dagli altri abitanti della Terra. La famiglia la condanna e le proibisce di accettare una borsa di studio che le assicurerebbe il futuro e la conoscenza di altre culture aliene perchè la chiusura sociale del popolo Himba glielo proibisce. L'orgoglio per la sua tribù non viene mai abbandonato, nonostante venga spesso accantonato o in favore di ciò che Binti vede come giusto. Binti è una armonizzatrice (non fatevi problemi, non saprete mai cosa significa) ed è molto dotata nel campo della ramificazione matematica (idem come prima, prendetelo per un dato di fatto perchè se no rischiate di impantanarvi) e questo le ha garantito di imparare a costruire astrolabi nel negozio del padre (ancora, niente risposte, se non che gli astrolabi sono fondamentalmente dei cellulari alimentati a... equazioni... no, non scherzo, è cosi...). Ma siccoma la madre è una armonizzatrice (aridaje) le vuole impedire di seguire i suoi sogni e obiettivi (rivelandosi poi la prima a sostenerla alla luce dei suoi successi in una rapida plot correction nel secondo libro). Insomma lasciamo perdere i dettagli, Binti parte per il pianeta che ospita questo centro di studi galattico, residenza delle scienze e della cultura dei popoli della galassia (sempre, niente di specifico) dove degli studenti hanno menomato e privato del suo aculeo, un generale del popolo nemico, una Medusa, per esporla in un museo al pubblico ludibrio delle folle. I saggi studiosi delle arti galattiche.
Proseguiamo per trovare la nostra eroina scherzata ed emarginata dalle matricole con cui è in viaggio, si è già invaghita di un futuro compagno di classe che, per primo, non la vede come una diversa ma come una curiosa creatura da conoscere (il che è quasi peggio). Pazienza, nel giro di poche righe tutto l'equipaggio della nave viene fatto fuori dalle Meduse che abbordano la nave da trasporto di studenti massacrando tutti quelli che incontrano col loro acuminato pungiglione medusoide. Tutti tranne il pilota (eh beh) e Binti (tu guarda) perchè la nostra ha un oggetto, l'edan, che ha trovato nel deserto anni prima che, in qualche modo, risulta mortale per il nemico (non fatemi diventare ripetitivo, non viene mai spiegato il perchè, è mortale, punto). Insomma la nostra eroina scappa grazie alla matematica e all'edan (no, smettetela di sghignazzare, è cosi! Lei usa la matematica e le equazioni per fare le cose e per rilassarsi) e si rifugia nel suo alloggio. Qui dopo pagine e pagine di riflessioni riesce a strappare un accordo col capo delle Meduse: si sarebbe fatta ambasciatrice delle Meduse presso il popolo di Oomza per chiedere di restuire il pungiglione del generale cosi da porre fine alla guerra che imperversa da eoni tra i loro popoli. Beh, insomma non c'è molto da dire. Una di queste Meduse stende la nostra e le trasforma i capelli in tentacoli di medusa (shhht, basta!) e come il lettore ha previsto praticamente da subito, le autorità di Oomza tempo zero rendono il corno al cattivone, perdono lampo di secoli di eccidi ed atti di terrorismo e guerriglia, ed eleggono Binti Ambasciatrice della pace intergalattica e, non solo, propongono a Okwu, la medusa che nel frattempo è già diventata amica "oforsequalcosadipiù" di Binti, di restare e studiare con lei. Perchè si. Su Ommza, Binti viene arrisa, calunniata, è vittima di bullismo e di violenza ma è tutto normale a quanto pare perchè la cosa non scalfisce minimamente la trama o la narrazione che si arricchisce di un personaggio transgender (e veniamo a consocere che il pregiudizio sul transgender è ancora radicato nel diecimilamilamila) e una ragazza grossa e pelosa non meglio definita. Mentre Binti impara a sparaflashare le cose con la matematica e con le equazioni (qui ho smesso di seguire il filo dei suoi "superpoteri matematicosi" perchè rasentavano il ridicolo) e scopre che il suo edan è forse qualcosa di più di un sassolino lavorato trovato nel deserto (cosa che nessuno ha faticato a capire sin dalle prime pagine) comincia a mancarle casa, vuole sapere come sta la sua famiglia, quella che ha abbandonato scappando di casa e inseguendo la sua scelta di vita alle loro spalle. Risentiti? No, saranno solo che felici che la figliola prodiga ritorni a casa, sono ben altri i problemi che renderanno infinita la lettura del testo. Perchè Binti decide di portare con se Okwa, la Medusa amica sua, protetti dallo status di pacificatori galattici. I problemi li attendono lì, non solo per la scelta di Binti di frequentare l'università di Oomza piuttosto per accettare il ruolo che la sua famiglia intendeva per lei, ma dalla presenza di Okwu. I Meduse hanno una lunga storia di guerra con il popolo Khoush, i serici abitanti delle zone circostanti quelle occupate dagli Himba e anche i colonizzatori di Oomza Uni, e sebbene al momento esista un trattato di pace provvisorio, la presenza stessa di Okwu nel loro territorio ha infiammato le emozioni. Nel frattempo Binti scopre che non è nemmeno più Himba, o semimedusa a metà ma appartiene ad un popolo ancora diverso, da cui discendono i famigliari del padre (da lei mai conosciuti, non si è mai chiesta cosa fosse della vita di suo padre prima di conoscere sua madre) misterioso popolo del deserto considerato primitivo e oggetto di scherno da parte degli Himba che qui cominciano a perdere la ferrea consistenza e la superiore integrità morale a cui ci ha abituato Binti con le sue (lunghe, lunghissime) riflessioni. Il secondo libro si conclude con un cliffangher di tutto rispetto in quanto vi è una brusca interruzione a metà di una scena che riprende nel terzo libro. Triste scelta editoriale e commerciale per un racconto lungo destinato a diventare un unico testo. All'inizio del terzo libro, Binti ha appena scoperto che la sua famiglia e la sua casa sono sotto attacco e si sta precipitando a casa verso la sua famiglia e tribù il più velocemente possibile. Si legge di ciò che trova quando torna a casa e della cascata di tutti i problemi che si sono accumulati. Spetta a Binti, con l'aiuto dei suoi amici (incluso il nuovo interesse amoroso obbligatorio), cercare di prevenire una guerra totale tra Khoush e Meduse. C'è un climax epico che porta alla morte e, ovvia, rinascita della protagonista che acquisice una nuova identità batterica diventando il personaggio più arlecchinesco della storia della fantascienza fino al concludersi con un finale banale, prevedibile e scontato che fa tirare un sospiro di sollievo, come quando ci si sveglia da un incubo e si realizza che si è trattato solo di un sogno. Inutile andare nel dettaglio, vi toglierei il gusto della sorpresa...
La prima novella, Binti, ha vinto entrambi i premi Hugo e Nebula, credo in gran parte optati sulla forza del suo personaggio principale, di minoranza, altamente insolito (che, per essere onesti, è una grande eroina da YA) e per la sua incorporazione delle attuali questioni sociali. Binti è sorprendente e complessa, con motivazioni miste ed emozioni che non capisce sempre (e temo nemmeno il lettore). Si partiva da una buona base, un'ottima idea e un realismo coinvolgente, anche se i continui scoppi emotivi di Binti diventano noiosi da leggere dopo un po'. Indubbiamente arricchente e appagante l'immersione nella cultura della sua tribù, inclusa la pratica delle donne Himba di coprire la pelle e i capelli con otjize, una miscela di argilla rossa (una pratica che Binti segue con dedizione, anche quando è lontana anni luce da casa sua, e che ripete a lungo, molte e molte volte). Allo stesso tempo, Okorafor affronta molteplici problemi sociali, come l'insensibilità culturale, trovando connessioni con coloro che sono diversi a difendersi dalla pressione sociale. Gli Himba sono guardati dall'alto in basso dai Khoush che sono la maggioranza, e gli Himba a loro volta guardano dall'alto al basso il Popolo del Deserto, o Zinariya, che in realtà sono molto più avanzati di quanto chiunque al di fuori della loro tribù realizzi. Ma, a parte l'insolita eroina di minoranza e l'ambiente africano, la trilogia di Binti mi ha ricordato più un mediocre romanzo fantasy YA, abbastanza standard. C'è lo speciale personaggio principale che salva un mondo nonostante la sua giovinezza, uno o due interessi amorosi, l'establishment patriarcale contro cui il personaggio principale combatte e altro ancora (incoerenze varie e neologismi buttati a caso per "fare fantascienza"). Forse l'attenzione di Okorafor alla crescita interna e alle turbolenze di Binti e alle questioni sociali l'ha portata a non pensare attraverso la logica della trama con la stessa attenzione che avrebbe potuto avere. Tuttavia, per me, l'eroina deliziosamente unica, la sua cultura e la storia della crescita personale più che compensano le debolezze della trama. Il problema è che ci si aspetta di trovarsi di fronte ad una storia di fantascienza mentre quella che ci si ritrova a leggere è una storia fantasy con una trama talmente confusionaria e piena di aggiunte non necessarie che rendono la lettura un po' ostica.
Consiglio?
Non si può che dire che less sarebbe stato more. Troppo, troppe cose che non vengono spiegate, troppe cose che capitano a Binti, troppi fatti che capitano senza capo ne coda, una forma di "magia" senza nessuna attinenza con la trama, nessun chiarimento in corso d'opera, nessuna coerenza. Purtroppo per me non ha superato il test di primo impatto, e forse questo ne ha causato un occhio pregiudizievole fin dall'inizio, ma mi sono trovato fin troppo spesso, mio malgrado, ad evidenziarne i lati negativi rispetto a quelli positivi.
Chi è Nnedi Okorafor?
Nnedi Okorafor (Cincinnati 1974), di origini nigeriane, insegna scrittura creativa all'università di Buffalo ed è autrice di numerosi libri per adulti e ragazzi. Oltre a Binti, ricordiamo Chi teme la morte (miglior romanzo al World Fantasy Award 2011 e attualmente in corso di adattamento come serie televisiva HBO), Laguna e Akata Witch.
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