Il Grande Cerchio - Henry S. Whitehead [recensione] LouchoBi BookS

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Il Grande Cerchio - Henry S. Whitehead [recensione]

Ciao a tuttiз Amicony, oggi parliamo de Il Grande Cerchio di Henry S. Whitehead, quinto volume della collana La biblioteca di Lovecraft, edito Arcoiris


Un’avventura spiazzante e lisergica nell'immaginario di un mondo perduto poco rappresentato nell'universo letterario, un’avventura che si perde nelle mistiche reminiscenze dei primi nativi americani, secoli prima dell’arrivo degli europei nel continente.
Il Grande Cerchio, di Whitehead, un raccontone che ha tutte le caratteristiche per entrare a far parte di quei titoli che rimangono depositati dentro di noi come tra i classici o i capisaldi di genere. 

Leggerlo mi ha dato la curiosa sensazione di averlo già letto - cosa che ovviamente non era - e che in passato mi è capitato molto di rado.


Il Grande Cerchio - Henry S. Whitehead
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"Le opere migliori di Whitehead sono fra i lavori più efficaci dei nostri tempi". 
Così H.P. Lovecraft ci presenta l'autore de Il grande cerchio (1932). 
Un oscuro culto antico, un misterioso portale per un'altra dimensione, un'entità soprannaturale che attende nella giungla: tutto questo e molto altro nell'unico racconto mai pubblicato in Italia del "quarto moschettiere di Weird Tales". 
L'edizione è illustrata, impreziosita dalle tavole di Michele Carnielli, aperta da una ricca introduzione di Walter Catalano e la traduzione è a cura di Diego Bertelli.


Un pic-nic in compagnia in mezzo alla foresta pluviale [trama]

Perché in un soleggiato giorno di primavera, non andiamo a rilassarci con un bel picnic in mezzo al nulla raggiungibile solo con un aereo, laggiù, nelle sperdute foreste tropicali delle coste sudamericane?
Il Grande Cerchio - Henry S. Whitehead copertina
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Ecco, fermiamoci laggiù in quella radura enorme, rotonda e per nulla inquietante che sembra un grandissimo bersaglio con un enorme albero al centro attorno al quale non vi è nulla, né animali di alcun genere, né altre piante.

Così ha inizio questa avventura che vede protagonisti tre amici che si dedicano ad una gitarella fuoriporta a vivere, loro malgrado, un’avventura epica ed incredibile. 

Mentre trovano ristoro all'ombra dell’albero, rilassati e spensierati, si accorgono piuttosto rapidamente che c’è qualcosa nell'aria, letteralmente, qualcosa che permea tutto lo spazio circostante, tanto che i nativi, nascosti nella foresta ai bordi della radura, li spiano tra l’intimorito e il minaccioso.

Non si capisce cosa desti tanto disagio, se l’albero stesso o il luogo, ma è certo che levare le tende forse si prefigura un’idea niente male.
Che sarà mai se una folata di vento, improvviso, localizzato e inquietante, strappa la giacca del pilota che si arrampica tra i rami fitti della pianta per recuperarla.

L’uomo non torna, gli amici cominciano ad innervosirsi.
Qualcosa lo ha fatto sparire, veloce e silenzioso come il vento.

Non resta che avventurarsi sull'albero alla ricerca dell’amico perché, beh, il giorno volge al termine, i nativi si fanno più intraprendenti e, sopratutto, nessuno dei rimasti sa guidare un aereo.

Questa è la premessa.
Gli eventi che seguono porteranno il nostro protagonista alla scoperta di una realtà “oltre il velo”, un universo informe e prismatico, di cui l’uomo ancora non ha nemmeno intravisto un brandello.
Magia, leggenda, metafisica, teologia, avventura.

E un finale che strappa il respiro verso cui buttarsi senza sosta perché una pagina tira l’altra, fino all'ultima pagina.

Di dèi, antichi poteri, civiltà perdute [recensione]

Una trama apparentemente semplice ma la cui analisi è talmente complessa che sicuramente non sono sufficienti le mie competenze in merito. 
Posso solo consigliarvelo perché all'interno dello stesso racconto abbiamo elementi dell’esplorazione avventurosa, della riflessione filosofica e teologica; abbiamo elementi del folklore umano, creature divine, antiche maledizioni, storia delle civiltà precolombiane e di quelle che le precedettero.
Per la prima volta credo sia citata l’esistenza degli elementali, esseri la cui natura è completamente estranea a noi e decisamente originale per l’epoca e per il tipo di racconto.

Le atmosfere così originali rispetto ai suoi amici e colleghi che in quegli anni riempivano le pagine delle riviste letterarie di genere e tuttavia così simili a quelle di Hodgson o Lovecraft ma del tutto immerse in altri contesti come quello di spiriti disincarnati, antiche civiltà e maledizioni che affondano le radici nella notte dei tempi, divinità metafisiche, zombie e poi tutto immerso in rovine antiche ma reali, foreste e terre esotiche e nuove.
Photo courtesy of Jimmy Salazar @unsplash
photo courtesy of Jimmy Salazar
Infine il personaggio che racconta la storia, il proto investigatore dell’occulto, figura cosi cara agli autori del periodo che ha finito per diventare un cult, un elemento imprescindibile nel panorama del mistero soprannaturale e non solo.

Dunque questo libro mi ha messo fame, quella fame impossibile da soddisfare che non ti lascerebbe mai smettere di leggere perché si deve sapere esattamente come continua la storia; lo stile di Whitehead è da panico, mette ansia, c’è da correre, non puoi tirare fiato e non puoi riposarti un momento mentre corri da un incubo all'altro.
Il Grande Cerchio è un luogo fisico dove la natura e gli esseri umani non hanno osato mettere radici, è un potere paranormale che può trasmettere solo che dell'ansia e dello smarrimento; qualsiasi altra parola sfocerebbe nello spoiler e non potrei mai togliere l'hype che questa lettura provoca, vi dico solo correte a comprarlo e lo amerete.

E le illustrazioni, meravigliose e spettrali, sembrano far parte del testo stesso, integrandovisi, avvolgendolo e completandolo fino a parlare a bassa voce col lettore, leggere come un soffio di vento tra i capelli.

Attenti a dove vi sistemate per fare un rilassante picnic tra amici: gli sbuffi d’aria potrebbero sempre sorprendervi nel bel mezzo della siesta… 

Chi è Henry S. Whitehead [autore]

Henry S. Whitehead nacque in New Jersey nel 1882, e si laureò alla Harvard University nel 1904 assieme a Franklin D. Roosevelt. 
Ordinato diacono della chiesa episcopale nel 1912 vivendo la sua vita da religioso in diverse diocesi statunitensi. 

Dal 1921 al 1929 ha servito come Arcidiacono delle Isole Vergini e fu qui che Whitehead raccolse il materiale che avrebbe usato nei suoi racconti del soprannaturale. 
Corrispondente e amico di H. P. Lovecraft, Whitehead pubblicò storie dal 1924 in poi in Adventure, Black Mask, Strange Tales, e soprattutto Weird Tales. Jumbee, R. H. Barlow avrebbe successivamente descritto Whitehead come un membro della "scuola seria dei racconti strani".
Molte delle storie di Whitehead sono ambientate nelle Isole Vergini e attingono alla storia e al folklore della regione. H. P. Lovecraft era un amico particolare, nonché un corrispondente di Whitehead, e nel 1931 andò a trovarlo nella sua casa di Dunedin per diverse settimane. 
Lovecraft scrisse nelle sue lettere che intratteneva i ragazzi della comunità di Whitehead con letture delle sue storie. 
Lovecraft ha detto di Whitehead: "Non ha nulla del chierico ammuffito di lui; ma si veste con abiti sportivi, a volte giura come un he-man, ed è completamente estraneo al bigottismo o alla perversità di qualsiasi tipo". 
Whitehead soffriva di un problema gastrico a lungo termine, ma un resoconto della sua morte da parte del suo assistente suggerisce che sia morto per una caduta o un ictus o entrambi. 
Morì alla fine del 1932. Whitehead fu molto pianto e perso dagli amanti della strana narrativa a la sua morte.

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Si ringrazia sentitamente la casa editrice e i curatori della collana per averci fornito la copia ARC per questa recensione.

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